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mercoledì 10 settembre 2003
 

Premio Carosone 2003 atto secondo

 

Cinquemila spettatori dopo, Sergio Cammariere è la nuova star della canzone d’autore italiana, consacrato da Sanremo e dalle hit parade. Dire che l’ha lanciato il Premio Carosone sarebbe esagerato, dire che gli abbiamo portato fortuna no. Quel 21 settembre 2002 all’Arena Flegrea è ancora nel cuore di molti.

 

Chilometri di carta stampata (per non dire delle pagine virtuali di Internet) dedicate alla manifestazione – non solo in Italia, hanno scritto di noi persino in Giappone – ci hanno dimostrato, oltre all’affetto del pubblico in carne e ossa, che c’è spazio, forse persino desiderio di una manifestazione come questa, destinata a ricordare il papà della canzone napoletana moderna, ma anche a segnalare i suoi possibili eredi, inseguendo le tracce multiformi del suo talento: la canzone ironica, la propensione per le contaminazioni, il virtuosismo pianistico, la passione jazzistica. Forte dell’appoggio della famiglia Carosone e della Regione Campania, nella persona del presidente Antonio Bassolino e dell’assessore Teresa Armato, la manifestazione tornerà, il 21 settembre, all’Arena Flegrea per segnalare gli artisti, italiani ed internazionali, capaci come ’o Maestro di rinnovare la canzone, contaminandola ed aprendola all’azione vivificante dell’ironia. Un premio per gli interpreti carosoniani, ma anche per cantautori, band e musicisti che possano iscriversi nella sua lezione allargandola e rilanciandola, per divulgatori e teorici carosoniani, per voci internazionali che continuino a portare in giro per il mondo il suo prezioso canzoniere. Decine di cover carosoniane, dall’anno scorso ad oggi, ci dicono che il maestro è nei cuori di tanti, che la lezione della sua musica contaminata ed ironica è attuale oggi più di ieri. "Tu vuo’ fa’ l’americano" rilanciata dai cortei no global e da quelli no war è soltanto l’esempio più eclatante della modernità di un repertorio su cui si fonda la nuova canzone napoletana e, quindi, italiana. In poco più d’un anno di vita il Premio Carosone s’è dato una struttura, s’è gemellato con manifestazioni che sente sorelle (il Premio Tenco, il premio Ciampi, il Premio Rino Gaetano…), ha contribuito a studi e (ri)scoperte carosoniane.
Tra i compiti che una manifestazione come questa, fedele alla filosofia artistica di Renato, si assume, c’è anche quella di scendere in campo contro la ventata neo-folkloristica e neo-oleografica che riduce nuovamente Napoli al rango di città-cartolina. Carosone è stato ed è voce della città porosa, di una Napoli nobilissima e popolarissima che tutto e tutti accoglieva nel dichiarato intento di scoprire nuovi suoni e culture aprendo la propria tradizione a quelle del resto del mondo, di una canzone mai seriosa o stereotipata.
Il popolo dei carosoniani che si dà appuntamento all’Arena Flegrea crede nell’importanza e nella leggerezza della canzone popolare, nella sua capacità di raccontare dolori sogni e speranze, nel suo uso curativo, nella centralità un po’ "glocal" delle radici partenopee.
Radici che ripartono al grido di "cantaNapoli" e fanno festa per gli 85 anni di Gegè Di Giacomo, il poeta-fantasista dei tamburi, e poi si ritrovano più povere per l'assenza di Murolo e Bruni, ricordati, insieme con l’uomo di "Tu vuò fa’ l’americano", da Nino D’Angelo e Fausto Cigliano. Storici e nuovi protagonisti della scena partenopea recuperano dal dimenticatoio classici carosoniani che meritano nuova vita: "T’aspetto ‘e nove" e " ‘O russo e ‘a rossa" si allineano così a nuove versioni di "Caravan petrol", "’O sarracino", "Torero", affidata quest’anno alla brasiliana Zizi Possi. Le radici, infatti, raccontava con quel sorriso un po’ così Carosone, "sono ali, non sono gabbie, ti danno un posto dove tornare, ma anche la spinta a partire". Ecco allora la teoria del carosuono, della canzone contaminata ed armata di sorriso ed ironia arruolare e premiare Enzo Jannacci, Edoardo Bennato, Alex Britti, il pianista jazz Stefano Bollani, la tromba ribelle e sarcastica di Roy Paci. Ecco il filo rosso che porta da "Maruzzella" ai giorni nostri tessuto dalle riletture carosoniane di Capone coi BungtBangt, Valentina Stella, Francesca e Amelia Rondinella, Lorenzo Hengheller. Veterani, compagni d’avventura (Giacomo Rizzo), eredi (Bennato), allievi dichiarati (Bollani), giovanotti di qualità che cominciano adesso a farsi notare e che, magari, proprio com’è successo a Cammariere approfitteranno del Premio Carosone per spiccare il volo verso la fama, il successo, la popolarità.
CantaNapoli, Napoli digiacomiana, questa volta nel senso di Gegè, don Salvatore capirebbe.
di Federico Vacalebre