Lettera a Carosone
di Claudio Mattone
Caro Renato,
come al solito sono in ritardo, anche con questa lettera di scuse… e sì di scuse, perché di scuse si tratta. Non avrei mai dovuto portarti quel giorno al Festival di Sanremo, sapendo in quale bolgia infernale saremmo capitati. Io magari ci ero abituato, tu no. La sera, in giro per la hall dell’albergo, sembravamo degli imbucati alla festa, completamente estranei a tutti, con le nostre compagne sotto al braccio, come turisti in crociera, storditi di rumore, di gente, di animatori e foto-ricordo.
E le interviste? Lasciamo perdere! Quanto sono smemorati e distratti, a volte, i giornalisti!
Eppure non mi hai fatto mai sentire in colpa. Mai una lamentela, una parola di traverso. Anzi, quasi quasi, eri tu che davi sostegno a me: "‘A canzone è bella e vedrai che funzionerà!"
Ma io non mi preoccupavo di quello.
Quanto abbiamo riso la sera al ristorante con i tuoi aneddoti e i tuoi sfottò! Perché tu il vizio di ridere non l’hai mai perso, con quegli occhi pungenti e quel sigaro spento tra i denti. Tornavi in televisione dopo tanti anni e, nonostante tentassi di nasconderlo, eri emozionato e, alla fine, anche un po’ deluso. Io ti ho visto e ho sofferto moltissimo. Scusami, Renà.
Renato Carosone partecipò una volta sola al festival di Sanremo, nel 1989, con "'Na canzuncella doce doce", scritta per lui da Claudio Mattone, che si classificò al quattordicesimo posto.